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AUDIZIONE DEL LIBERSIND CONF.SAL PRESSO LA COMMISSIONE PARLAMENTARE DI VIGILANZA SULLA RAI
Buon giorno, sono Marco Cuppoletti componente della Segreteria Nazionale del Sindacato Autonomo LIBERSIND Conf.sal ed insieme al qui presente Sig. Bernardino Martini siamo stati delegati a rappresentare la nostra organizzazione dal Segretario Generale Cav. Giuseppe Sugamele, il quale si scusa per non poter essere oggi qui presente.
Innanzitutto mi preme ringraziare ( la Commissione / il Presidente Zavoli ) per l’audizione accordata alla nostra organizzazione sindacale in un momento di così particolare delicatezza per la RAI.
I problemi di bilancio della RAI e le azioni di recupero economico inserite nelle linee guida del piano industriale che prevedono il pareggio di bilancio entro il 2012, presentato ai sindacati dal D.G. Masi, preoccupano notevolmente i lavoratori ed il sindacato della RAI, che ha chiesto con forza, ottenendolo, il confronto preventivo con l’azienda rispetto a qualsiasi eventuale determinazione in merito a quanto previsto nel Piano industriale 2010-2012.
Per questo motivo il LIBERSIND Conf.sal, non ha inteso aderire allo sciopero generale dei lavoratori della RAI proclamato dalla SLC-CGIL per il 19 luglio p.v., poiché convinto che non sia produttivo, al momento, il conflitto preventivo interno, bensì che sia necessaria la denuncia fuori dall’azienda, delle pesanti perturbazioni e condizionamenti che la politica esercita sulla RAI.
E’ nostra convinzione infatti che, così come viene richiesto un atto di grande responsabilità ai sindacati e ai lavoratori rispetto al difficile momento in cui versa l’azienda, così è indispensabile consentire, senza vincoli e pressioni esterne, una grande coerenza gestionale ai vertici della RAI.
Le ennesime ulteriori nomine dirigenziali di soggetti interni ed esterni all’azienda, previste già nel prossimo consiglio di amministrazione e la conseguente inevitabile proliferazione di direzioni e vicedirezioni che non hanno riferimento con le effettive necessità organizzative della RAI, sono da considerarsi ulteriore zavorra di costi e di segno opposto rispetto alle azioni utili al risanamento dei conti aziendali.
Di questo il nostro sindacato ne terrà debito conto poiché certamente non aiuterà a comprendere perché si chiamano al sacrificio i lavoratori mentre si moltiplicano i costi della dirigenza aziendale.
In questo modo si alimenta inevitabilmente il conflitto interno, che contribuisce al depauperamento del clima dei rapporti tra azienda e sindacato e tra azienda e lavoratori.
Di fronte a questa “consuetudine delle nomine” imposta alla RAI non ha nessuna logica parlare di diversa Governance aziendale, è un falso problema, poiché nessuna formula ne sarebbe immune, così come è illusorio e per certi versi anche dannoso immaginare una RAI senza la politica. Piuttosto chiediamo una politica che sia la garanzia di tenuta pluralistica del servizio pubblico radiotelevisivo il quale deve essere rappresentativo di tutti, nessuno escluso.
Il LIBERSIND Conf.sal vuole dichiarare al Presidente e ai parlamentari presenti, l’assoluta disponibilità alla trasparenza richiesta dalla Vigilanza sulle retribuzione dei dipendenti e pertanto consegno alla Commissione un contratto collettivo di lavoro che regola gli stipendi dei quadri, degli impiegati e degli operai dipendenti della RAI sottolineando che si tratta un contratto in linea con i contratti di lavoro di altre aziende italiane.
Chiediamo alla politica atti concreti e responsabili per il rilancio del servizio pubblico radiotelevisivo come il recupero dell’evasione del canone che, è bene ricordarlo, da otto anni non ha recuperato, con i suoi minimali aumenti accordati, nemmeno l’inflazione reale.
Per questo invitiamo la Lega Nord ad abbandonare posizioni demagogiche e punitive nei confronti dell’Azienda e dei suoi dipendenti.
Non è accettabile che, mentre nel paese si mettono in campo, giustamente, iniziative per salvaguardare l’occupazione, per la RAI si proponga in finanziaria il taglio del costo del lavoro, il quale sarebbe attuabile solo con i licenziamenti.
A tal proposito consegno anche la copia di alcuni comunicati sindacali che evidenziano la nostra posizione a riguardo.
E’ nostra convinzione e convinzione dei lavoratori della RAI che sia necessario giungere rapidamente alla firma del Contratto di Servizio, quale elemento di sostanza per la concessionaria del Servizio Pubblico Radiotelevisivo, considerando però realisticamente gli oneri economici per la RAI derivanti dagli impegni in esso contenuti.
Il LIBERSIND Conf.sal rifiuta l’appellativo di “carrozzone” con il quale spesso viene definita dalla politica la RAI in tono denigratorio poiché è al contrario un’azienda sana che non ha indebitamento e che tende a dare certezze, attraverso le trattative sindacali, anche ai lavoratori precari che da anni contribuiscono al prodotto.
Su questo punto il LIBERSIND Conf.sal non si limita a rivendicare il mantenimento dei livelli occupazionali ma chiede il rilancio effettivo della produttività interna quale vero elemento di economia aziendale.
Ci preme poi evidenziare come il combinato disposto delle regole e dei provvedimenti della Commissione di Vigilanza, dell’Autority, della Magistratura e delle prese di posizione della politica sull’azienda, finiscano per costituire un recinto entro il quale la RAI è costretta a stare, non solo dal punto di vista editoriale ma anche organizzativo.
La vicenda della sospensione di programmi di grande ascolto e quindi di grande ritorno in termini di raccolta pubblicitaria, peraltro contingentata per la sola RAI, durante il periodo pre-elettorale o l’impossibilità da parte dell’azienda di procedere con provvedimenti organizzativi, come il naturale avvicendamento delle direzioni di rete TV avviando ad altro analogo incarico un suo dirigente, dopo otto anni ininterrotti di direzione di rete televisiva, senza che intervenga il magistrato a reintegrare nella posizione il dirigente, è il sintomo di una ingessatura insostenibile per un’azienda che deve potersi confrontare liberamente con il mercato radiotelevisivo.
La stessa evoluzione del Digitale Terrestre, stante l’attuale situazione di offerta su 13 canali, rischia di condizionare il mercato. È sotto gli occhi di tutti il successo che la RAI sta ottenendo in termini di pubblico sui nuovi canali digitali. La domanda è: fino a che punto sarà consentito alla RAI di vincere nella battaglia degli ascolti ?
Su questo, il disegno industriale presentato dal DG Masi, che limita in futuro alla sola rete RAI UNO il ruolo di Televisione Generalista è preoccupante alla stregua dei tagli annunciati.
Grazie.