Cagliari, 19.03.2009

 

                                                                               

                                                                            Onorevole Gabriella Carlucci

                                                                                        Commissione Cultura e Spettacolo

    Camera dei Deputati

 

                                                             e p.c On. Emilia Grazia De Biasi                                                                            

                                                                             On. Pierfelice Zazzera

 

                                                                                                                                                           

Oggetto: riflessioni su presentazione legge quadro spettacolo dal vivo

 

 Gentile Onorevole,

Avendo avuto modo di assistere alla presentazione della legge quadro per lo spettacolo dal vivo, nota come proposta numero 136, e più specificatamente alle integrazioni ad essa collegate, nel ringraziarLa per il cortese invito offerto alla delegazione del Libersind Confsal guidata dal Segr. Generale Giuseppe Sugamele di cui facevo parte, mi sento in dovere di evidenziare qualche riflessione sui contenuti della stessa, con particolare attenzione alle norme riguardanti le fondazioni lirico sinfoniche che da addetto ai lavori, essendo musicista dipendente di una di esse, mi vedono spettatore particolarmente interessato.

 

La prima osservazione che mi sento di porre alla Sua attenzione è legata alla natura stessa della proposta di legge, che essendo una legge quadro, contiene  innovazioni  in larga parte condivisibili in linea di principio, ma che rimandando necessariamente a successivi decreti applicativi o a specifiche leggi di settore, potrebbero in ultima analisi avere effetti attualmente non del tutto prevedibili.

Alcuni punti comunque generano perplessità, in particolar modo il passaggio riguardante “l’intervento economico dello stato riferito al progetto artistico ed ai costi connessi, con esclusione dei costi fissi di gestione e del personale in pianta stabile di cui andrà ridefinita la contrattazione collettiva e la dotazione organica, a carico della regione e degli enti locali in cui ha sede la fondazione lirico sinfonica”.

Viene da domandarsi se non sarebbe più opportuno che lo Stato si facesse garante del mantenimento economico dei dipendenti delle Fondazioni, che rappresentano anche il loro patrimonio maggiore in termini di professionalità e di esperienza, e si lasciassero alle regioni ed agli enti locali gli investimenti sul progetto artistico, le cui ricadute in termini di visibilità, prestigio ed attrazione turistica sono fruibili in prima battuta proprio a livello locale. Così facendo lo Stato assolverebbe coerentemente al suo ruolo di primo garante del diritto al lavoro dei suoi cittadini, anche di quelli che operano nel campo dello spettacolo; questo capovolgimento dei termini consentirebbe comunque un alleggerimento dei costi rispetto all’attuale livello di impegno dello Stato.

 

Un’ altra perplessità riguarda la “ridefinizione dell’elenco delle fondazioni lirico sinfoniche già riconosciute secondo criteri di territorialità e di bacino di utenza favorendo integrazioni utili a garantire oltre la razionalizzazione e la maggiore efficacia dell’investimento pubblico, un qualificato servizio socio culturale alle aree geografiche prive di soggetti di riferimento”. I dubbi su quanto prevederebbe la legge sono riferibili innanzi tutto alle possibili ricadute su lavoratori che potrebbero trovarsi in condizione di forzata mobilità logistica rispetto alla loro attuale sede di lavoro e in secondo luogo all’ eventualità che regioni con uno scarso bacino di utenza vedano loro cittadini privati della possibilità di coltivare la loro passione per la musica lirico-sinfonica costringendoli a viaggi di centinaia di chilometri per potere assistere ad un’opera o un concerto. Tale circostanza porterebbe ad un’ulteriore disincentivazione nel perseguire verso un arricchimento spirituale e culturale particolarmente da parte dei nostri giovani i quali si vedrebbero negare l’accesso alla conoscenza di una parte rilevante delle nostre radici culturali.

 

L’ ultima riflessione è riservata alla “esclusione delle fondazioni lirico sinfoniche dal FUS con costituzione di un fondo speciale sul bilancio del Ministero per i beni e le attività culturali”. Questo indirizzo porterebbe come conseguenza all’isolamento delle fondazioni lirico sinfoniche rispetto a quel gruppo eterogeneo di soggetti che rappresentano la gran parte della vita culturale italiana. Attualmente questi ultimi sono accomunati alle fondazioni lirico sinfoniche da un medesimo destino che li lega alle sorti del FUS; ciò determina di fatto che una qualsiasi problematica  congiunturale e non, come quella che stiamo attraversando oggi, abbia conseguenze a pioggia su tutti in eguale misura ma proprio per questo sia destinata ad avere una grande rilevanza verso l’opinione pubblica e ad essere affrontata con reciproca solidarietà da entrambe le parti. Al contrario un’eventuale quanto malaugurata contrazione del fondo speciale del ministero avrebbe le sue ricadute solo sulle fondazioni, lasciandole in una situazione di scarsa visibilità e carente sostegno da parte degli altri attori della scena culturale italiana.

 

Dopo averLe esposto i punti in cui maggiormente ravvisavo una criticità, voglio altresì salutare con compiacimento ” l’obbligo dei soci di ripianare in solido”, che comporterà sicuramente una maggior accortezza da parte degli amministratori nell’esercizio della loro funzione.

 

Certo che saprà valutare con estrema sensibilità quanto esposto La ringrazio nuovamente per l’attenzione che ha voluto prestarmi.

 

                                                   Giuseppe Lo Curcio

                                                   Segretario regionale Libersind Conf.Sal.Sardegna

                                                   Dipendente del Teatro Lirico di Cagliari (orchestrale).